Dall’Inghilterra all’Italia: viaggio nel vino e gastronomia di Sarah Lane

Difficile elencare le competenze e i ruoli di Sarah Lane, l’abbiamo conosciuta in qualità di giornalista (sulla prestigiosa rivista Decanter, dove ha scritto parole bellissime sul nostro territorio  nell’articolo: Rome wine country: Great wineries to visit) ma è anche una esperta di turismo (nello specifico “Guida Ambientale Escursionistica”) oltre che degustatrice di vino e sommelier (AIES). Insomma, una figura ricca di sfumature, che abbiamo voluto coinvolgere nel nostro percorso di conoscenza del territorio, e dei vini, di Cori e del Lazio, tramite lo sguardo di professionisti italiani ed esteri. Sarah vive in provincia di Bologna ed è diventata un’affermata divulgatrice di turismo enogastronomico. Oltre che per Decanter ha scritto e scrive per numerose altre testate italiane ed internazionali. Vediamo come ha risposto alle nostre domande e facciamo tesoro degli spunti che ci lascia.

Sarah sei ormai da qualche anno in Italia, come è cambiato il vino italiano in questo periodo? Hai notato una crescita, nella qualità o nella comunicazione, o magari un cambiamento?

È cambiato tantissimo! Sono in Italia da una trentina di anni ormai ed è bellissimo notare come il mondo del vino si sia trasformato in qualcosa di emozionante, fresco e giovane. Le persone adesso sono molto più curiose di quello che c’è dietro ogni etichetta, mentre il livello di conoscenza media sul vino è in costante crescita. Adesso in generale si cercano esperienze e tra quelle che attirano di più ci sono quelle legate al vino. Anche la qualità media del vino è cresciuta molto in questo periodo. Sono contenta, comunque, che siano rimaste intatte anche alcune tradizioni storiche dell’Italia, come quella di andare in cantina e riempirsi la propria damigiana per il consumo casalingo, e spero che non si perdano!

Vivi in Italia, a Bologna, terra dove forse l’enogastronomia rappresenta di più il carattere della popolazione locale, credi che l’unione di cibo e lifestyle sia il modo giusto (o migliore) per promuovere anche il vino italiano all’estero?

Certo, il fascino del vino non si trova soltanto nel gusto ma in tutto quello che c’è intorno alla sua produzione. Parliamo di tradizioni, cultura, storia, stile di vita e, appunto, anche la gastronomia. Sono le chiavi giuste per andare fuori dall’Italia e farsi ricordare subito, promuovendo il vino insieme ad altre cose magari già conosciute.

Se fossi un produttore di vino italiano cosa ti piacerebbe produrre (vitigno o area) e perché?

Qui in Emilia-Romagna senz’altro Albana, il bianco autoctono della Romagna, DOCG dal 1987. È una varietà così versatile, con delle potenzialità straordinarie, che si presta a qualsiasi stile, dal Metodo Classico al passito. Sono comunque affascinata in generale dalle varietà autoctone meno conosciute, nonché dalla viticultura eroica! Le altitudini estreme e i terrazzamenti danno qualcosa in più alla bellezza del panorama e, sicuramente, sono capaci di regalare anche emozioni uniche.

Se potessi mandare un messaggio diretto ai produttori di vino italiani per cambiare, migliorare, modificare qualcosa su quale aspetto ti concentreresti? Cos’è che ti piace di meno nel mondo del vino italiano?

Innanzitutto, per favore, aprite al pubblico le vostre cantine la domenica! Sono ancora pochi che lo fanno. Capisco, ovviamente, che alle piccole aziende famigliari serve una giornata libera ma è proprio durante il weekend che il pubblico di appassionati si sposta di più. La visita in azienda piace molto agli stranieri, ma anche agli italiani, magari abbinata ad una passeggiata o altro. Dopo aver conosciuto un produttore, visto l’azienda e respirato la sua atmosfera, assaggiando i vini proprio dove sono prodotti, il ricordo diventa in automatico qualcosa di molto positivo, un caro ricordo. Ritrovare poi gli stessi vini (in enoteca o in una lista vini) è come ritrovare un amico. 

Hai scritto un articolo bellissimo su Roma e dintorni, pensi che il Lazio possa esprimere nel vino i valori di regioni già affermate come Campania, Abruzzo o addirittura Toscane e Piemonte? Su cosa dovrebbe puntare la nostra regione per farsi conoscere meglio all’estero?

I vini laziali sono un segreto ancora da scoprire per molti! Nonostante la gran diversità e vini eccezionali, soffrono tuttora dall’immagine del passato. Con la DOC Roma ho visto che stanno cercando di collegare i vini intorno alla capitale con la sua storia e cultura senza pari ed è una bella iniziativa. Ma nel Lazio ci sono tante altre zone vinicole – come Cori – che meritano di avere più visibilità, riconoscimenti e visite. Fare rete è un bel modo per far conoscere un territorio insieme ai suoi vini e le altre eccellenze presenti. Ci sono dei luoghi meravigliosi che meriterebbero di essere conosciuti meglio, proprio come alcuni vini, per questo dico che bisogna lavorare insieme perché l’unione fa la forza!