Razionalismo italiano, o della ricerca del futuro

Il movimento verso il futuro

In ogni momento dell’umanità c’è stata l’urgenza di capire il futuro. Tale urgenza è innanzitutto una ricerca, una discontinuità, uno slancio al di là degli schemi del presente.

O meglio, l’urgenza di capire il futuro è soprattutto rivedere ciò che non va del presente, come se la risposta potesse essere solo nella creazione. Cioè, in ciò che ora non vediamo, ciò che ora non possiamo, eppure in qualche modo è intorno a noi.

E se la ricerca del futuro potesse essere visualizzata in qualcosa, essa sarebbe una linea, un baffo, un segno che libera dall’uniformità del foglio, e dall’azzurro dello sfondo che quasi assorbe ogni dimensione.

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CinCin900 – artista: Keplēr

Sarebbero le stesse linee dei binari che, a un certo punto, si muovono in un’unica direzione: quella del viaggio, del futuro, di un posto che ora non c’è e ora non ci sarà, in cui però saremo, in cui però andremo.

Se non fosse per le montagne dietro, pare di essere di fronte alla Stazione di Santa Maria Novella a Firenze, o ancora davanti la Stazione Termini. Oppure no, siamo di fronte la Stazione di Latina negli anni Trenta, appena costruita, i binari quasi da finir riporre, come se il presente corresse a velocità ineguagliata verso il futuro.

Cincinnato, o del potere della linea

Ed ecco, il potere liberatorio delle linee, lo stesso che si prova quando si uniscono in un orizzonte di significati, e, messe insieme, sono forma, progetto, cambiamento. È quello che vediamo davanti a questa opera: il desiderio di modernità che interpreta le linee in maniera lirica e poetica.

L’intenzione esce immediata dall’artista: si pone di fronte alla scuola del razionalismo italiano e riporta la sua iconografia in una Stazione Futuro, o, meglio, Stazione Cincinnato.

Il bisogno che emerge dalla visione è quello che potremmo definire, secondo le parole di Anna Castelli Ferrieri, di

“liberare l’umanità dal bisogno della fatica”.

Questa visione viene quasi generata dalla terra: come se le colline si prolungassero e le proprie materie crude divenissero elementi architettonici.

Legno delle botti dismesse, ferro, roccia, vetro nella sua purezza: si incrociano con la vigna come elementi costitutivi del futuro, che finalmente si materializza, e come gli elementi del passato che c’erano, ma non si vedevano così. Ora, si animano governati dalle linee.

Pronti a generare una Stazione – una cantina – che è un’apertura di cerniera della terra e una vista, un belvedere privilegiato sul futuro.


I manifesti sono nati nella metà del XIX secolo per celebrare, per farsi conoscere, pubblicizzare i prodotti o attirare il pubblico, con illustri esempi di artisti. Abbiamo deciso di riprendere il gusto artistico dei manifesti e portarli nell’attualità della Cantina Cincinnato, una comunità e una storia in vigna.

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