Vino e giornalismo


Professionista dell’informazione ma anche Delegata per il Lazio dell’Associazione Nazionale “Le Donne del Vino”, Manuela Zennaro ci accompagna alla scoperta delle nostre eccellenze


Prosegue il cammino di Cincinnato con i protagonisti del mondo del vino, dopo la parentesi dedicata alle donne e al mercato statunitense con Laura Donadoni, passiamo ad indagare il ruolo del giornalismo e le potenzialità della nostra regione con Manuela Zennaro. Giornalista specializzata in enogastronomia, Manuela è stata per 10 anni redattore del magazine consumer Cucina & Vini, assumendo poi l’incarico di capo redattore di Ho.re.ca. Magazine. Affascinata dal mondo del vino, ha frequentato corsi amatoriali e professionali, dal 2013 è direttore responsabile di Excellence Magazine dialogando con gli addetti ai lavori, attività a cui dal 2017 si affianca la collaborazione per testate nazionali come il quotidiano La Repubblica.

 

 

Manuela, nella tua carriera giornalistica quale storia “enogastronomica” ti è piaciuto di più raccontare? C’è un personaggio, un territorio o un prodotto del nostro agroalimentare che ti ha appassionato più di altri?

Chissà perché si pensa di dover andare lontano, per scoprire le realtà più interessanti. Sono sempre stata pronta a partire, ma gli spunti per la mia storia migliore li ho trovati a Cori e mi è bastata mezzora di treno da Roma per arrivarci. Ho accolto l’invito di Giovanna Trisorio, credevo di fare un breve tour mattutino di un paio d’ore, invece ho scoperto una tale concentrazione di talenti e bellezza che mi sono trattenuta fino a sera. Ci ho messo molto tempo per organizzare l’enorme quantità di materiale raccolto, ma ne è valsa la pena: l’articolo è stato pubblicato su Repubblica.it e ha riscosso un grande successo – oltre 13.000 interazioni – un numero non banale che mi ha fatto comprendere l’importanza di trovare la giusta chiave per raccontare un territorio e i suoi protagonisti. Quanto al personaggio, sono rimasta affascinata dal nobile produttore Andrea Franchetti, un uomo fuori dal tempo e dagli schemi che pare scaturito dalla penna di Emily Brontë.


 

Oltre che giornalista sei anche Delegata per il Lazio dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino, come e quanto è cambiato secondo te il mondo del vino laziale negli ultimi anni?

Sono stata eletta un anno fa, in pieno lockdown. La mia vice Floriana Risuglia ed io abbiamo accolto questa sfida non facile e ci siamo messe subito all’opera, consapevoli delle difficoltà del momento. Evidentemente il nostro entusiasmo è stato contagioso, siamo cresciute numericamente e ci siamo affiatate. È anche grazie all’Associazione se mi sono innamorata dei vini del Lazio, la regione che mi ha adottata molti anni fa. I produttori del Lazio hanno da tempo intrapreso il giusto percorso qualitativo e oggi è davvero difficile trovare vini ‘cattivi’. Ma forse hanno creduto poco nella possibilità di cambiare una mentalità dura a morire, preferendo volgere lo sguardo oltre i confini del nostro Paese. La pandemia ha stravolto anche questa certezza, Albert Einstein diceva che è nella crisi che sorgono inventiva, scoperte e strategie: è da qui che dobbiamo ripartire.    


 

Quali sono secondo te le sfide future per il vino del Lazio e come si possono vincere?

Ritengo sia necessario ricominciare da noi, dal territorio che ci circonda. Prestare maggiore attenzione al mercato interno, concentrarsi sulla giusta comunicazione, assecondare le nuove generazioni che con le loro intuizioni stanno avendo il merito di ‘svecchiare’ un comparto e creare nuove tendenze, e lo stanno facendo senza torcere un capello al territorio, anzi. Sono proprio loro che stanno creando una nuova reputazione ai vini del Lazio ed è necessario accordare loro fiducia. C’è ancora molto da fare, ad esempio è urgente che i ristoratori della capitale, soprattutto coloro che propongono cucina locale, comprendano che anche la carta dei vini deve rispecchiare il territorio. Oggi hanno ampi margini di scelta, non ci sono più scuse. Ma non basta, perché poi quei vini vanno saputi proporre al cliente, in questo modo si crea un volano per l’economia e la cultura del territorio.


 

Infine, pensando a un periodo così stressante come quello che stiamo vivendo, ti va di raccontaci un tuo momento di relax o di svago? Cosa fai quando hai bisogno di ricaricarti o riposarti?

Ogni giorno sento il bisogno di ritagliarmi degli spazi tutti per me: durante la settimana sono adrenalinica, compatibilmente con gli impegni lavorativi. Pratico sport tutti i giorni: jogging, tennis, palestra, piscina e canottaggio. Il momento più bello è la mattina presto, quando scendo sul Lungotevere a correre e mi faccio schiaffeggiare dal freddo, una bella energia che mi dona la carica per tutta la giornata. La sera, prima di cena, quando sono ancora sola in casa mi accosto alla finestra con un calice di vino bianco in mano e le luci spente e guardo la gente che cammina per strada, è una coccola che mi rilassa. La domenica, se resto a casa mi trasformo in un bradipo: dopo la corsa mattutina e il pranzo, mi piazzo sul divano e sono capace di leggere un intero libro o vedere 4 film di seguito, fino a sera.


 

Ringraziamo Manuela per lo spazio e gli spunti, interessantissimi, che ci ha fornito e diamo appuntamento a voi tutti alla prossima puntata delle nostre interviste, torneremo a parlare di Paesi lontani questa volta, vi porteremo idealmente in Russia, in Cina, in Sudafrica…